Basata sulla canzone Mikan no Yue (ma forse ora dovremmo chiamarla “Mikan no Furu”) dall’ album Paradise Lost.
È la prima volta in vita mia che vedo un blu così abbagliante. Mai fino a quel punto, sia in passato che in futuro. L’unico colore che può essere chiamato “blu”. Sarebbe stato bello se quel colore si fosse riflesso nei miei occhi, ma naturalmente non è così, e rimangono di quel colore rosso che fa impazzire chiunque lo guardi.
È così buio e freddo qui. Mi abbraccio e tremo. Quel blu dev’essere caldo. Voglio tornarci un giorno, ho pensato tra me in modo intuitivo. Non voglio stare in un posto come questo, dove potrei morire da un momento all’altro e senza sapere quando. Mi guardo intorno. Pensavo che i miei compagni stessero ammirando quel blu. Ma non è così, sono l’unica con il blu negli occhi. Scuoto la spalla a una mia compagna vicina e le rivolgo la parola.
“Ehi, ehi. Guarda là. Non è bellissimo?”
“Cosa? …Oh, è la Terra.”
La Terra. Sì, quella è la Terra. Mi sento come se avessi dovuto saperlo, ma non ne avevo mai sentito parlare prima, lo tengo bene in conto e ringrazio la mia compagna. Mi guarda in modo strano, ma poi se ne va da un’altra parte.
Strano. Mi è stato insegnato fin da bambina che ci sono persone impure là. Perché mi è venuta nostalgia? La lunga guerra mi ha fatta uscire di testa? È buffo che io, una manipolatrice di lunghezze d’onda, sia impazzita. Oppure potrebbe essere che mi sono appena svegliata dalla mia follia. E se fossi stata fatta impazzire dalla mia stessa lunghezza d’onda fin da quando ero bambina, o anzi, da quando ero nata, e ora mi fossi risvegliata vedendo quel blu?
Devo tornare là. Sì, devo assolutamente tornare là. Non lo dirò ai miei compagni. Poiché non erano tutti impressionati dal blu, non avevano nemmeno visto quel pianeta. Sono ancora in mezzo alla follia. E allora questa stessa capitale lunare impazzirà. Oh, devo andarmene da questo posto in fretta. Ma devo prepararmi in segreto e di nascosto, affinché nessuno se ne accorga. Finché non arriverà il momento, dovrò essere un animale domestico obbediente. Sono grata alle mie padrone per allevarmi allevata sin da quando ero un’orfana di guerra, ma voglio tornare nel mio posto natale. Devo tornare a casa.
Un giorno mi sono svegliata e la mia mente era sempre piena di quel blu. Ho nascosto le mie vere intenzioni, ho fatto finta di essere calma, e ho combattuto, ucciso e compiuto il mio dovere come al solito. Il mio attaccamento alla luna si era sbiadito giorno dopo giorno, e quel blu era diventato la mia speranza.
In quel momento, i conigli lunari erano scossi da un tremito.
“Mayday Mayday, i terrestri impuri hanno attaccato! Prendete i vostri posti e preparatevi a partire!”
La mia opportunità è qui, ne sono convinta. Inizio a correre. Avrei incontrato quegli umani, avrei ascoltato le loro storie e sarei tornata sulla Terra con loro. Sono così eccitata. Un sacco di rumore mi passa per le orecchie. Non so se sia reale o telepatico. Non li sento maledirmi. Tutti sono così sconvolti e sbalorditi che non si accorgono che sto scappando. Nel frattempo, sto decisamente andando avanti. Le lunghezze d’onda mi dicono che sono quasi arrivata e i miei piedi accelerano quando vedo che sto per incontrare un umano. C’è una frase udibile sopra il caos.
“Te ne stai andando!? Vigliacca egoista!”
Le parole di colei che non è più la mia padrona non scuotono le mie corde e non mi fermano. E allo stesso tempo, un umano mi appare davanti.
“Cos’è, cosa stai… ih,”
Non avere paura, ho detto, cercando di avvicinarmi mentre i nostri sguardi s’incrociano. Ho pensato che un umano venuto fisicamente sulla luna dall’esterno, invece che attraverso la luna sulla terra, non avrebbe avuto problemi perché è fuori di testa. Ma credo di essermi sbagliata. L’umano impazzisce e comincia a ridere a crepapelle. Sospiro e sussurro dolcemente al suo orecchio.
“–Se Stai Cercando Una Terra Di Benessere Nei Tuoi Sogni, Il Paradiso È Qui Ora–”
“…sen, Reisen, ehi, sveglia.”
Apro gli occhi mentre tremo e mi contorco. È una notte non movimentata e la luna piena, che non è finta, splende nel cielo. La principessa mi guarda con curiosità, e mi ricordo di quella ragazza che nel mio sogno mi aveva detto il nome della Terra.
“Sembrava quasi che tu stessi avendo un incubo. Stai bene?”
La principessa mi asciuga delicatamente il sudore dalla fronte con la manica. Faccio un respiro profondo e le rispondo che sto bene.
Che questo posto sia un paradiso o quell’ altro lo sia non è certo ma nemmeno importante. In ogni caso, sono già tornata in questo posto natale. La signora che ho incontrato qui era l’insegnante delle mie padrone, e finì per servire la principessa della gente della luna. Ma ormai queste due sono persone terrestri. Anch’io sono un coniglio terrestre.
Guardo la luna. Non tornerò mai più nella mia vecchia terra incompleta.
“Era davvero un sogno così brutto?”
“No, era un bel sogno… e nostalgico.”